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martedì 28 giugno 2011

MASBEDO

















Ormai da parecchi anni le biennali d'arte (ma anche di architettura) mostrano un gran numero di opere di video artisti. All'inizio quest'invasione aveva, o almeno così veniva percepita, un carattere di novità e di forza dirompente rispetto alle altre forme artistiche (pittura, scultura, soprattutto). Sebbene la video arte abbia origini ben più lontane (si pensi a agli anni '60 di Nam June Paik, Bruce Nauman, John Baldessari, Bill Viola), è con la "maturazione" della TV e delle tecniche video che essa acquisisce maggior consapevolezza, grazie anche alle sperimentazioni dei videoclip e della pubblicità che esasperano il montaggio delle immagini, il ritmo sincopato e veloce, il rapporto con la musica e con altre forme espressive, prime fra tutte la fotografia e la musica.
I Masbedo utilizzano lo strumento in questi termini attingendo a numerosi riferimenti (gurdando le loro opere mi vengono in mente il cinema espressionista di Eisenstein, la videografica di Zbig Rybczynski, il cinema di Lynch). I ritmi sono sincopati, la fotografia seducente ed esteticamente ineccepibile, le musiche perturbanti. I loro video sono girati in contesti paesaggistici estremi di grande fascino, nei quali una natura sovrana amplifica le sensazioni. In queste sconfinate ed incontaminate scenografie naturali i pochi - uno o due - personaggi ripresi esprimono, con i loro abiti e le loro azioni, la propria inadeguatezza, i loro drammi esistenziali, le lotte interiori tra amore e solitudine, dolore e incomunicabilità.

MASBEDO

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